Per chi si occupa dei rifiuti questo è un tema importante. L'elenco – acronimo EER - è riportato nell’allegato D della parte IV del D. Lgs. n.152/2006. È suddiviso in 20 capitoli, ognuno dei quali individua e contiene i diversi tipi di rifiuti.
Si tratta di un Catalogo che contiene dei codici che permettono la classificazione dei rifiuti – modificati e integrati nel corso degli anni – a seconda della loro provenienza e origine. Ma facciamo un passo indietro e precisiamo.
Cosa è un rifiuto?
Ci viene in aiuto la normativa, e per la precisione l’art. 183 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n.152, il cd. TESTO UNICO AMBIENTALE che descrive: “Qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi” dove per detentore si intende il soggetto che ce l’ha in carico e decida di disfarsene, quindi lo avvii ad operazioni di smaltimento o recupero”.
E quindi ecco che arrivano i codici EER, un elenco indispensabile per procedere alla classificazione del rifiuto.
Questi codici sono sequenze di numeri: 6 cifre che identificano quindi il rifiuto. Le sequenze sono in coppie, quindi 3 coppie di numeri.
La prima coppia identifica il capitolo (ad es Rifiuti dalla lavorazione del legno), il secondo gruppo il sottocapitolo e il terzo gruppo di due cifre il rifiuto.
Ad esempio, 01 è “Rifiuti derivanti da prospezione, estrazione da miniera o cava, nonché dal trattamento fisico o chimico di minerali”; 02 “Rifiuti prodotti da agricoltura, orticoltura, acquacoltura, selvicoltura, caccia e pesca, trattamento e preparazione di alimenti”.
Un numero completo di codice è, per esempio: 02 01 02 scarti di tessuti animali. E così via.
Ultima precisazione: i codici EER sono da dividere in pericolosi e non pericolosi, dove i primi vedono l’aggiunta grafica dell’asterisco * dopo le 6 cifre.
Laddove non sia possibile verificare la pericolosità del rifiuto, per vari motivi come, ad esempio, quando vi è una coppia di codici diversi riferiti a uno stesso rifiuto, si va avanti con analisi di laboratorio per verificare se ci sia il superamento delle soglie di pericolosità.
Ed è, sia chiaro, vietata la miscelazione di rifiuti con diversi codici EER o stesso codice EER ma diversa classe di pericolosità durante la fase di deposito temporaneo.
Le ditte specializzate come Eurocorporation forniscono consulenze ad ampio raggio sul tema rifiuti e dunque anche sul tema dell’Elenco Europeo dei Rifiuti.